di Marina Mollica
Il ragazzo e l’airone
Da contemplare più che da vedere, “Il ragazzo e l’airone”, ultimo capolavoro di Miyazaki, rappresenta un’ulteriore evoluzione narrativa rispetto ai precedenti lavori cui peraltro vi è un continuo rimando. Carico di potenza immaginifica e visionaria e di suggestioni oniriche, arricchito dall’irrinunciabile colonna sonora firmata Hisaishi, vi ritroviamo un tema caro al regista: il rapporto con l’oltre, dove spirito e materia si uniscono ed è possibile rinvenire la chiave di volta per la soluzione alle sfide della vita purché si sia dotati di animo aperto e coraggioso. Tra continue sovrapposizioni di piani temporali e di coscienza (con una torre caduta dal cielo a far da portale tra diverse dimensioni interconnesse), Miyazaki ci parla della sua visione dell’essere umano quale co-creatore del proprio mondo, alla difficile ricerca di equilibrio tra malvagità e purezza, misticismo e follia onnipotente. Alla tenace ricerca di Mahito, il protagonista, si contrappone il sapere onnisciente del prozio che, persa la ragione tra i libri della biblioteca della torre/babele, è diventato il Dio di un mondo parallelo e confuso, creato in collaborazione con una pietra malvagia che ha tutte le caratteristiche di un oggetto allucinatorio (Correale, 2021). L’altro tema ricorrente e autobiografico è quello della guerra, simbolo del male che distrugge i legami e obbliga alla difficile scelta di credere, nonostante tutto, nella possibilità di ricostruire un mondo migliore fidando nella forza dell’amicizia. Ma è solo attraverso l’esplorazione del proprio inconscio, fedeli alla volontà di conoscere la verità delle proprie emozioni (il legame K di Bion, 1965) rappresentata come una discesa nel mondo degli spiriti in cui Mahito accetta letteralmente di sprofondare, è possibile ritrovare se stessi e il senso della propria vita, trasfigurati da una nuova consapevolezza liberata dall’arroganza di una mente spaventata e bugiarda (l’airone) che preferisce l’inganno di pensieri deliranti e di allucinazioni (legame -K) alla verità delle cose.
Bion, W. 1965, Trasformazioni, Armando, Roma, 1970.
Correale, A. 2021, La potenza delle immagini, Mimesis, Milano-Udine.